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È sempre difficile spiegare il significato astrologico, ma ho cercato un modo per rendervelo piacevole e soprattutto facile da interpretare. Qualcuno troverà questa modalità infantile, altri l’apprezzeranno. Sono convinta che un approccio semplice e al tempo stesso leggero, sia la giusta strada per imparare a conoscerla. Buona lettura.

Prima di battere il batacchio sulla porta ho esitato. Sono passati 37 anni dall’ultima volta che ci siamo incontrati e con tutta onestà, conoscendone il carattere, non ho idea di come mi riceverà. Ma non sono venuto fin quaggiù per nulla, ho bisogno di lui e della sua oscura conoscenza.

Mi faccio coraggio e batto tre colpi. Aspetto.

Sull’uscio compare lui. Non è cambiato affatto. È rimasto sempre uguale, sempre lo stesso. Imponente, statuario. La sua pelle olivastra, il suo sguardo penetrante che non lascia dubbi ad incertezze ma solo un profondo disagio per chi lo incontra per la prima volta, diventa per me sicurezza. Io, il dio che falcia, colui che alimenta la paura e che pone ogni tipo di limite, davanti a lui divento inerme.

«Ma tu guarda chi mi viene a trovare! Ben trovato, Saturno» questa è la sua accoglienza!

«Ciao Plutone. Come stai?» rispondo io, mantenendo un tono armonioso.

«Dovresti dirmelo tu come stai, visto che hai intrapreso un lunghissimo viaggio per giungere fin qui.»

Già non è cambiato nemmeno nelle risposte, sempre affilato come la lama di un coltello.

Mi fa cenno di entrare nella sua dimora; una delle sue molte abitazioni. Perché lui non è legato al passato come lo sono io. Una volta che ha assorbito l’energia di quel luogo, si sposta fino a quando non troverà una fonte che possa ricaricarlo. Di fondo è un nomade. Uno zingaro solitario o come amo definirlo: il saggio dell’oscurità.

Anche questa volta se non per alcuni mobili e oggetti, che riconosco appartenuti agli alloggi passati, tutto è differente. Lo seguo, fino a quando non arriviamo in una grande salone immerso nella luce. Questa proviene, rispetto alla mia posizione, dalla vetrata che ho dinnanzi. Sulla mia sinistra scorgo un vecchio camino in pietra con dei pezzi di legna ancora brucianti. Vengo incantato dalla danza del fuoco: agitata, sfrontata e sprezzante, altezzosa e al tempo stesso avvolgente.

Un rumore mi desta. Lui è lì, dietro di me in silenzio che mi osserva. Volta le spalle e mi invita a sedere su una delle poltrone che arredano la stanza. Mentre sto per sedermi ammiro l’estesa biblioteca che si dirama fino al piano inferiore e forse, più giù ancora.

«Ti ricordi l’ultima volta che ci siamo visti?» Gli chiedo.

Scoppia in una fragorosa risata, poi risponde: «Come potrei dimenticarla! Era il 20 settembre 1982 e soggiornavo nella casa di Bilancia. A quel tempo mi stavo documentando sul senso di giustizia e sul significato della collaborazione. Poi, sei arrivato tu e abbiamo dato vita ad una profonda trasformazione che ha portato l’umano a seguire uno stile di vita improntato al consumismo, allo svago e all’esteriorità. Sono stati anni dell’esagerazione, del narcisismo e del divertimento. Anni leggeri e spensierati, inoltre fu in quel periodo, se non erro, che nacque internet.»

«Ricordi bene, amico mio.»

Stiamo un attimo in silenzio. Lui versa, nei bicchieri appena posati sul tavolo del liquore, credo sia Cognac il suo preferito.

«Di cosa hai bisogno?» mi chiede.

«Di cambiamento» gli rispondo.

Abbassa lo sguardo e lo poggia sul contenuto del bicchiere che tiene tra le mani. Nuovamente è calato il silenzio. Mi alzo e mi dirigo verso l’immensa vetrata che offre uno spettacolo meraviglioso. Mentre il sole sta calando le Dolomiti si accendono di una luce uguale all’oro per poi assumere diverse tonalità che sfumano dall’arancione al rosso e infine accogliere sua signora la notte.

«Sai perché mi sono ritirato quassù?» La sua voce spezza il mio pensiero.

Gli rispondo che nel 1518, un anno prima della dipartita di Leonardo da Vinci, decidemmo di incontrarci in questo luogo per attivare il quarto risveglio delle anime elette. Poi dopo molte riflessioni e con la conoscenza di ciò che nei successivi secoli sarebbe accaduto, la nostra decisione è mutata preferendo tenere quelle anime al sicuro rendendole dormienti. Solo ad alcune di loro è stato concesso di continuare la missione più che altro per non dare vita ad un cambiamento repentino che avrebbe stravolto la vita degli umani.

«Tu sei il Guardiano della settima soglia, quella materiale. Sei incapace di praticare il culto dell’IO. Tu veneri il successo e il potere. Non sei disposto a metterti in discussione, no… tu sei schiavo del dio denaro per questo preferisci richiuderti in una torre dorata; non vuoi vedere, non vuoi soffrire, non vuoi problemi. Vuoi solo dominare!»

In quell’istante, mentre mi stava parlando avrei voluto vederlo soccombere. Ma dentro di me sapevo che stava dicendo la verità. Quando si scende a patti con lui, ed era quello che stavo per fare, non si torna più indietro. Se il mio potere è solo ricchezza il suo è un potere sovrannaturale, è il potere della Fenice e nessuno di noi sarà mai in grado di contrastarlo.

«A questo punto, carissimo amico mio, non abbiamo più nulla da dirci. Da domani inizierò il mio processo di purificazione distruggendo quello che hai costruito. Poi, sarà tuo compito riedificarlo su una nuova struttura appena lo avrò portato a termine: tra circa due anni. Mi auguro che questa lezione non solo ti sia di aiuto nel modificare il tuo atteggiamento ma che possa essere d’insegnamento a quegli umani che hanno seguito il tuo comando e che tra un po’ cadranno da quella vetta da cui pensavano di comandare il mondo in eterno.»

L’unica risposta che mi venne in mente fu questa: «Allora ci sia un’ampia presa di coscienza e che il risveglio delle anime elette abbia inizio.»

Rimasi da lui ancora qualche mese, fino all’estate, poi decisi di tornare ai miei affari che nel frattempo stavano mutando senza che potessi arginare quella sconfitta, tra l’altro più che meritata. Il mio Ego è stato sconfitto per la quinta volta.

 

Deborah Bellotti

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